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Selinunte: dagli scavi archeologici riemerge l’antica agorà

L'area archeologica di Selinunte, sulla costa sud occidentale della Sicilia, restituisce importanti ritrovamenti che gettano una nuova luce sulla fondazione, sull'attività dell'acropoli e i legami con la madrepatria greca
Selinunte scavi archeologici

L’ Italia non smette di sorprendere: nella giornata di oggi l’Ansa ha fatto sapere che dall’area archeologica di Selinunte, città siceliota situata sulla costa sud-occidentale dell’isola e distrutta nel IV secolo a.C. dalle truppe di Annibale, sono emerse nuove, interessanti scoperte.

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In primo luogo la scoperta dell’agorà, la piazza principale, che le ricerche riportano come la più grande del  mondo con i suoi 33 mila metri quadri approssimativi.

Selinunte scavi archeologici
L’area archeologica di Selinunte, veduta aerea (Immagine dal web)

La recente scoperta – come conferma il coordinatore dei lavori, l’archeologo Clemente Marconi – getta una nuova luce sulle origini greche della colonia di Selinus e sui rapporti con la madrepatria: gli scavi nelle aree relative al tempio A e al tempio O, dove si sono concentrati i lavori della missione archeologica in cooperazione con l’Università degli Studi di Milano, l’Istituto Archeologico Germanico di Roma e l’Institute of Fine Arts di New York, hanno svelato una datazione differente per le due costruzioni dell’acropoli, fino ad ora considerati “gemelli”, con il tempio A costruito precedentemente rispetto al tempio O, che sarebbe stato interrotto, da una prima indagine, a causa di uno smottamento del terreno.

Ancora il tempio A avrebbe restituito la scoperta più importante: l’esistenza di una faglia d’acqua al di sotto delle fondamenta che “conferma l’ipotesi che i primi coloni greci si siano insediati proprio in questa porzione meridionale dell’Acropoli”, come riportato dallo stesso Marconi. Il primo insediamento dei coloni greci che fondarono Selinus sarebbe avvenuto, quindi, proprio qui.

Ma non è tutto: lo scavo ha fatto riemergere nell’area di un terzo tempio – detto R – i resti di un’antica cinta muraria risalente al 610 a.C, quindi a breve distanza di tempo dall’arrivo dei greci di Pammilo che Tucidide colloca intorno al 628 a.C (Diodoro, invece, antecede la datazione al 650 a.C.). Ritrovamenti, inoltre, di alcuni oggetti lasciano intendere la presenza di un’attività (religiosa?) sull’acropoli: la seconda parte di una matrice in pietra per la realizzazione di uno scettro in metallo (la prima è stata trovata 10 anni fa a poca distanza);  un amuleto in forma di falco (Horus, dio egizio) datato VII secolo a.C. e smaltato in prezioso blu egizio; una raffinatissima statuetta di sirena in avorio.

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Le scoperte archeologico di straordinario rilievo non solo locale ma nazionale, per la storia del Mediterraneo in particolare, sono state felicemente accolte tanto dal direttore del Parco Archeologico di Selinunte, Felice Crescente, che dall’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, che così ha commentato:

[La scoperta] dà l’idea della magnificenza di questa città e della sua straordinaria essenza, che si comprende anche dai ritrovamenti eccezionali delle missioni archeologiche. Pezzi unici che da venerdì saranno esposti al pubblico all’antiquarium

Non resta che attendere il termine della campagna di scavo per scoprire ciò che il sottosuolo siceliota ha ancora in serbo per noi.

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