Luigi Esposito è un pianista, arrangiatore e compositore di Napoli, nato nel 1985. Ha studiato al conservatorio di San Pietro a Majella specializzandosi in musica classica e jazz. Vanta collaborazioni con artisti del calibro di Marco Zurzolo, Daniele Sepe, Antonio Onorato e Joe Amoruso.
Quattro anni fa si è specializzato in tecniche di composizione di musica per il cinema con il Maestro Pericle Odierna (Globo D’oro 2020), e non a caso tra le sue fonti di ispirazione c’è il grande Ennio Morricone. Nello stesso 2018 è stato musicista, co-autore e arrangiatore dell’album “MemoranduM” di Fabiana Martone, voce dei Nu Genea.
Nel 2019 Luigi Esposito è stato sempre musicista, co-autore e arrangiatore del lavoro prodotto dall’Apogeo Records “Atacama!” di Alessio Arena. Sia con quest’ultimo artista che con Fabiana Martone collabora attualmente.
Poco più di un mese fa è uscito il primo album solista di Luigi Esposito “Portami a vedere il mare“, sempre con l’etichetta partenopea, con sede nel quartiere Sanità, l’Apogeo Records. I dieci brani che compongono il disco sono stati realizzati insieme al batterista Emiliano Barrella. I pezzi “Nahual” e “Ciardino ‘e sale” vedono la collaborazione della cantante dei Nu Genea.
Abbiamo avuto il piacere di avere una conversazione molto interessante con Luigi Esposito proprio nella sede dell’etichetta discografica della Sanità, che ha sede nella Basilica di San Severo Fuori le Mura.
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L’intervista al pianista, arrangiatore e compositore Luigi Esposito
Partiamo dal singolo Mancarsi del tuo album “Portami a vedere il mare”, il tuo primo lavoro da solista: perché hai scelto proprio questo brano per rappresentare il tuo progetto?
“Perché è un brano che rappresenta musicalmente la sintesi del progetto. Dove si nota l’abbraccio tra il pianoforte e la batteria. Infatti il motivo per cui ho deciso di fare un album pianoforte e batteria è stato chiudere un cerchio: il mio primo strumento è stato appunto la batteria. Ho scelto Emiliano Barrella per l’eleganza e la bravura. In questo pezzo, come si può notare dal video, lui suona percuotendo il pianoforte, il legno e le corde. Nel videoclip noi stiamo proprio registrando il brano. Poi c’è la ballerina Valeria Nappi che danza nel video. Nel brano ci sono due persone che si cercano e si ritrovano con la consapevolezza che devono poi lasciarsi”.
Raccontaci la genesi di questo tuo primo album da solista: come nasce e cosa Luigi Esposito vuole esprimere?
“Dopo aver collaborato con tantissimi artisti della scena partenopea avevo l’esigenza di raccontare di me, di costruire un mio ‘biglietto da visita’ e questo disco racconta di una grande fetta della mia vita, parla di amori e del legame viscerale che ho con il mare. Il mare mi mette apposto i pensieri e mi mette in contatto con le persone che amo, che mi guidano, che non ci sono più. Vicino al mare non ci porti chiunque. È come quando suoni con qualcuno così come quando porti qualcuno vicino al mare: chi sa stare nel silenzio senza bisogno di colmare vuoti allora può suonare con te. È così che scelgo le persone con chi suonare. Quando si sta sul palco non ci sono protagonisti, l’unica protagonista è la musica. La musica per me è come il mare”.
Al giorno d’oggi in cui la maggior parte della musica è fatta oltre che di musica anche di parole, un album come il tuo riesce ad arrivare anche a chi non è solitamente fruitore di questo tipo di musica?
“Partendo dal presupposto che un compositore quando scrive non deve pensare di piacere a tutti, c’è un pubblico per ogni musica. Credo che quest’album sia abbastanza immediato. Arriva sia al competente che, diciamo, a mamma e papà. Sono melodie abbastanza cantabili. Le persone mi dicono che si rilassano. La questione è che bisogna costruire un pubblico, ciò che manca al nostro Paese è educare i ragazzi al bello. Anche per la mediocrità che propone la Tv. Questo deve partire dalle scuole e dall’educazione musicale. Se un bambino piccolo nasce ascoltando musica classica, contemporanea, il cantautorato vero e altro quando sarà grande sarà ben contento di ascoltare un concerto di musica classica. Il fatto è che le persone non sanno proprio dove andare a cercare. Se tu glielo fai sentire allora il ragazzino può apprezzare. Poi dipende anche dal posto in cui ti trovi. Il potere della musica è rendere magico un luogo anche brutto: se metti una bella musica davanti a te diventa tutto bello. Bisogna affinare la sensibilità dei ragazzi”.
C’è qualcuno a cui ti ispiri?
“Io sono cresciuto a pane e Morricone. Sicuramente lui e Debussy, Bach, Ravel, Brad Mehldau, Pat Metheny e altri. Ennio Morricone è quello a cui più mi ispiro”.
Hai composto insieme ad Alessio Arena le musiche per lo spettacolo “A freva” di Mario Gelardi e Fabio Pisano, com’è andata quest’esperienza teatrale?
“Da questo lavoro sono nati dei singoli. È stato fatto tutto a distanza nel 2020 durante il Covid. Un lavoro itinerante, registrato a casa degli amici musicisti che hanno preso parte al progetto. Il risultato è stato così bello che abbiamo deciso di far uscire dei singoli. Lo spettacolo si è fatto nella Chiesa di San Vincenzo”.
In quest’album nuovo ci sono due canzoni in cui c’è la voce di Fabiana Martone, che ha fatto anche un album dedicato a Joni Mitchell…
“Capita ogni volta che sento il brano ‘Ciardino ‘e sale’ mi commuovo com’è successo durante le riprese: io stavo vicino al banco del mixer ascoltando Fabiana, lei è uscita dalla cabina dove aveva appena registrato e ha detto di non essere contenta e di voler registrare di nuovo. Io l’ho guardata con le lacrime agli occhi e le ho detto: ‘tu sei pazza, non si registra niente di nuovo, va benissimo così’. Anch’io sono molto severo con me stesso: quando non sono sicuro di quello che scrivo lo mando a vari amici, orecchie di cui mi fido. L’immagine che ispira l’altro brano, ‘Nahual’, è quella di un risalire dagli abissi: secondo la cultura Maya è uno spirito inteso come una spinta che ti porta su. Una risalita dal fondo degli abissi che ti porta alla luce.
Il disco jazz dedicato a Joni Mitchell l’abbiamo registrato in pochissimo tempo, live, in presa diretta, tutti insieme. Mentre il primo lavoro insieme a Fabiana Martone è stato ‘Memorandum’, il suo primo disco da cantautrice, che vede la partecipazione di diversi autori della scena partenopea che hanno scritto per questo disco, oltre a brani scritti da lei e insieme a me che ho arrangiato anche con Bruno Tomasello e a lei. Poi sono usciti altri singoli come una versione di ‘Country Roads’ (di John Denver -ndr-) che ho arrangiato io. Poi è stata la volta della canzone ‘Musicizia’: dedicata al rapporto particolare che si crea quando si è amici nella musica. Lei mi dedicò questo brano, siamo molto legati”.
Raccontaci della collaborazione con Alessio Arena.
“Alessio è un’altra delle grandi voci partenopee. Con lui ho lavorato agli arrangiamenti di “Atacama!”, un disco uscito sempre con l’etichetta discografica ‘Apogeo Records’, diviso tra Italia, Spagna e Cile. Abbiamo lavorato, come già detto, alle musiche di ‘A freva’ e poi, sempre durante la quarantena, abbiamo registrato un disco totalmente a distanza, che si chiama ‘Dummèneca’, fatto con lui e Giancarlo Arena, suo fratello, altro grandissimo cantante napoletano. È un disco in cui sono arrangiatore, orchestratore e produttore. Tutto fatto da lontano: io ho registrato tutto qui e loro hanno registrato le voci in Spagna”.
Non ti sei annoiato durante il Covid…
“No, per niente. Il disco che ho fatto adesso vede un lavoro di quattro anni con il Covid di mezzo, che ha aumentato ancora di più la voglia di farlo uscire. Quest’album è una passeggiata sulla riva di un lungo periodo della mia vita perché ci sono dei brani che ho scritto molti anni fa e di cui soltanto adesso ho colto la sincerità e la verità. Cerco di comunicare con la musica la genuinità dell’animo umano. Quando scrivi all’inizio sei molto sincero ma non cogli appunto la sincerità di quello che stai scrivendo però sei veramente tu. Ho sviluppato quei brani di allora con la maturità di adesso”.
La tua formazione: hai fatto il conservatorio di Napoli e adesso vivi di musica…
“Ho studiato musica classica e jazz al conservatorio di Napoli. Ho approfondito il piano moderno, l’improvvisazione e la live performing con il Maestro Valerio Silvestro. Mi sono specializzato in tecniche di composizione di musica per il cinema con il Maestro Pericle Odierna (Globo d’oro 2020). Insegno anche oltre a suonare”.
Qual è il sogno più grande di Luigi Esposito?
“È portare la mia musica in giro e viaggiare tanto con, appunto, la musica. Fare il musicista è una missione, io mi sento un devoto. La musica ti porta a fare anche molte rinunce e diverse scelte. Inoltre vorrei regalare un momento di pace e serenità a chiunque mi ascolti”.