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Chi ha paura della forza delle donne? La violenza non è mai la soluzione

Dall'aggressione alla cameriera 29enne a Prato al caso di Roma della studentessa minorenne palpeggiata dal bidello a scuola fino all'ulitmo femminicidio avvenuto ieri in Sicilia: quant'è importante parlare ancora e sempre di più della violenza sulle donne e delle differenze di genere
Chi ha paura della forza delle donne? La violenza non è mai la soluzione

Se una persona proveniente da un passato molto remoto si catapultasse adesso nell’Italia del 2023 vedrebbe con grande rammarico e delusione che purtroppo certe cose non sono cambiate per niente e forse sono addirittura peggiorate. Se solo questa persona aprisse la pagina di cronaca di qualsiasi giornale troverebbe ogni giorno, o quasi, notizie riguardanti la violenza sulle donne. E a quel punto esclamerebbe: “Siamo ancora in queste barbare condizioni?” e si chiederebbe dov’è andato a finire il progresso del genere umano.

Sarebbe quindi imbarazzato e amareggiato dal fatto di aver perso tempo per andare indietro nel futuro e vorrebbe tornare a quel momento lontano, dimenticando tutto. Come se fosse stato soltanto un brutto sogno. L’incubo di essere consapevole e testimone di un futuro che non c’è per l’umanità intera. Sì perché non si tratta soltanto di una piaga femminile ma che riguarda tutti, nessuno escluso.

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Violenza sulle donne: il caso di Martina Mucci

Chi ha paura della forza delle donne? La violenza non è mai la soluzione
Violenza sulle donne (Foto da Instagram)

Soltanto l’altroieri sulle pagine dei giornali, proprio in quelle di cronaca lette dal nostro amico del passato, si è parlato ancora una volta di uno dei tanti casi di violenza sulle donne. Siamo a Prato dove sono emerse novità sul caso di Martina Mucci, la cameriera 29enne gravemente ferita a seguito di un agguato sotto casa a opera di due uomini incappucciati.

Era la notte tra il 20 e il 21 febbraio di quest’anno quando la vittima ha subìto un’inaudita violenza da parte di questi due individui che l’hanno raggiunta, aggredita e sfregiata nel quartiere Pietà di Prato mentre rincasava dal lavoro. Martina ha parcheggiato l’auto, poi è entrata nel portone del suo palazzo. In quel preciso istante ha sentito dei passi avvicinarsi e ha visto due uomini andare contro di lei vestiti con abiti scuri e con i cappucci in testa.

“Mi hanno buttato a terra iniziando a riempirmi di cazzotti sulla testa e in bocca fino a rompermi i denti. Hanno tirato fuori delle lamette e hanno iniziato a tagliarmi il viso, io cercavo di urlare in tutti i modi per farmi sentire da qualcuno”, ha raccontato Martina Mucci a Toscana Tv. Dopo un tempo che le è parso infinito una persona è entrata nel palazzo, ha acceso le luci e i due aggressori sono scappati via rubandole la borsa.

Si era quindi pensato all’inizio a una rapina ma questa ipotesi ha lasciato spazio a quella più credibile ovvero che la cameriera sia stata barbaramente aggredita e sfregiata da qualcuno che la conosceva e voleva farle del male. Infatti, dopo due mesi dall’agguato, sono stati arrestati due uomini della provincia di Firenze che hanno un’età compresa tra i 19 e i 21 anni.

Gli inquirenti ritengono l’ex fidanzato di Martina Mucci, un buttafuori più grande di lei di dieci anni, il mandante della brutale aggressione ai suoi danni. I due finiti in manette sono uno l’intermediario e l’altro uno dei due autori dell’agguato di quella maledetta notte di febbraio. Quindi manca all’appello il secondo aggressore, colui che ha sfregiato il viso di Martina.

Durante l’interrogatorio Emiliano Laurini avrebbe detto ai magistrati di aver parlato genericamente di un’aggressione che poi avrebbero commesso i tre individui. Adesso Martina Mucci ha chiesto di essere sentita dalla sostituta procuratrice Valentina Cosci perché si pensa ci siano altre aggressioni ai danni di altre donne sempre su mandato del suo ex.

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Occorre che giriamo tutte con il cronometro?

Chi ha paura della forza delle donne? La violenza non è mai la soluzione
Panchina Rossa a Napoli (Foto di Federica Massari)

Se non fosse un fatto ignobile forse tutte (ma anche tutti) ci metteremmo a ridere del fatto che 10 secondi non siano un tempo sufficiente per definire quella che è una violenza bella e buona.

Forse se fosse durata anche soltanto 1 secondo in più potremmo chiamarla con il suo nome? Qualcuno ci illumini. Ieri si è tornati a parlare della “palpata da meno di 10 secondi” del bidello dell’Istituto Cine Tv Roberto Rossellini ai danni di una studentessa allora minorenne visto che la procura di Roma ha impugnato la sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale ”perché il fatto non costituisce reato” e quindi non si è trattato di violenza sessuale. Si attendono novità sulla base di questa revisione del processo per un “errore nella valutazione delle prove”, così come spiegato dal pm.

La violenza non è mai la soluzione: gli uomini che hanno paura della forza delle donne. L’omicidio di Giulia Tramontano

Girando su Instagram mi sono imbattuta in una pagina molto interessante: @stodadea, che il 1° giugno, quando è balzato alle cronache un altro caso di violenza di genere, ha postato di nuovo un fumetto molto incisivo con poche parole e immagini. Si tratta del femminicidio aggravato da infanticidio ai danni di Giulia Tramontano, la giovane donna di 29 anni incinta al settimo mese di gravidanza del piccolo a cui aveva già dato un nome, Thiago.

Il colpevole di questo abominio è, come tutti sanno, il suo fidanzato che le ha teso un agguato uccidendola a coltellate, cercando di bruciare il cadavere invano e nascondendo il corpo in un’intercapedine di un box di una palazzina in via Monte Rosa, a circa mezzo chilometro da casa, a Senago nel milanese. Il movente sarebbe stata la scoperta da parte di Giulia del tradimento di Alessandro Impagnatiello.

 

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Un numero impressionante di femminicidi nel 2023

Dall’inizio del 2023 i femminicidi in Italia sono stati già 59 come riporta FemminicidioItalia.info, portale informativo contro la violenza sulle donne. Un numero impressionante, l’ultimo risale solo a ieri, 20 luglio, ai danni di una donna di 56 anni. Si tratta di Mariella Marino che sarebbe stata uccisa a colpi di arma da fuoco dal suo ex, Maurizio Impellizzeri, all’uscita di un supermercato di via Sollima in pieno centro a Enna.

I due si erano separati un anno fa e da allora l’uomo non si era mai arreso alla fine della loro storia. Inoltre nell’autunno scorso Mariella lo aveva denunciato per “atti persecutori” ma Impellizzeri aveva patteggiato una condanna a otto mesi e non era mai finito in carcere.

Questo caso mette in luce ancora una volta due verità. La prima è evidente: molte donne non denunciano i loro aguzzini perché tanto poco viene fatto per fermarli in tempo prima che la situazione degeneri. L’Italia è infatti il paese dove non solo per la violenza di genere ma anche per molti altri casi si piangono i morti invece di prevenire le vittime di ogni sorta di delitto o sopruso.

La seconda verità, non meno importante della prima, è che nella maggior parte dei casi il vero “sesso debole” è quello maschile. Spesso infatti gli uomini, soprattutto ex mariti, compagni, amanti, uccidono colei che considerano di loro proprietà. Ma non solo, questi uomini, che fortunatamente non sono la maggioranza, hanno paura della forza delle donne.

Donne che riescono a stare senza di loro, da sole o a rifarsi una vita con qualcun altro. Donne che denunciano, donne che chiedono la separazione o il divorzio. In altre parole, donne che dimostrano di essere più forti dei loro partner o ex partner.

Donne da sempre definite “il gentil sesso” ma che ne hanno fino sopra ai capelli – per usare un’espressione pacata – di situazioni insopportabili condite e farcite di violenze fisiche, verbali, psicologiche ma anche soltanto di sentirsi fare un apprezzamento o un fischio dietro le spalle per strada da uno sconosciuto che si sente in diritto soltanto perché “uomo” di trattare una persona come un animale da riporto o come un oggetto.

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Il patriarcato made in Italy e i potenti della Terra

Chi ha paura della forza delle donne? La violenza non è mai la soluzione
Violenza sulle donne (Foto da Instagram)

La colpa è da ritrovare scavando indietro nel tempo e tornando a quel nostro vecchio amico del passato, testimone di un tempo in cui il patriarcato, insito nella società ed entrato subdolamente in circolo da innumerevoli secoli a causa del proliferare di varie religioni, diverse credenze e ancora molte convinzioni errate, la faceva da padrone.

Tuttavia tanto c’è ancora da fare per abbattere pregiudizi e tabù, partendo dall’educazione a casa, a scuola e ovunque, dei maschi più piccoli ma anche delle bambine. Per insegnare loro che il principe tratta con i guanti la principessa e una principessa può anche indossare un vestito azzurro e andare su quel cavallo bianco da sola o in compagnia di chicchessia: maschio, femmina, genderfluid o non binaria.

Perché alla fine siamo tutti soltanto persone, tutte uguali, tutti cittadini del mondo, che piaccia o meno ai vari patriarchi di questo paese e a chi si crede padrone della Terra. Alla fine anche su un trono posizionato sul tetto del Mondo sarà sempre seduto sul proprio culo.

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