I lidi amati da Chiara Ferragni e Matteo Salvini (ma non solo) pagano canoni minimi rispetto al valore generato

Spiaggia e gestione dei beni pubblici. L'UE ammonisce il Belpaese, che da nord a sud chiede ancora troppo poco per le concessioni balneari agli stabilimenti, perfino ai lidi che fatturano milioni
I lidi amati da Chiara Ferragni e Matteo Salvini (ma non solo) pagano canoni minimi rispetto al valore generato

L’Augustus Beach Club, uno tra i più rinomati lidi di Forte dei Marmi in Toscana, è diventato un luogo di attrazione per celebrità come Chiara Ferragni, che l’ha visitato a giugno accompagnata dalla madre, la scrittrice Marina Di Guardo. Le foto sui social mostrano la famiglia al completo, inclusi la nonna, l’influencer, Fedez e i loro bambini.

Tuttavia non tutti i proprietari di lidi balneari godono della stessa popolarità, portando alla riflessione su quanto si sarebbe disposti a investire per avere clienti famosi come i Ferragnez o Matteo Salvini, insieme all’effetto pubblicitario che ne conseguirebbe.

Quanto pagano i lidi allo Stato per occupare tratti di spiaggia

Poiché queste aree sono di proprietà demaniale dovrebbero teoricamente essere accessibili a tutti e le concessioni dovrebbero essere assegnate secondo criteri equi e trasparenti, così come più volte rimarcato dall’Unione Europea negli anni passati.

Secondo le leggi comunitarie le concessioni per le spiagge dovrebbero essere assegnate attraverso gare aperte e trasparenti ma la realtà sembra differire da questo principio a scapito anche della libera concorrenza. Molti stabilimenti infatti pagano canoni minimi che non riflettono il valore economico e turistico che generano.

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La discrepanza tra quanto i lidi pagano allo Stato e quanto fatturano

I lidi amati da Chiara Ferragni e Matteo Salvini (ma non solo) pagano canoni minimi rispetto al valore generato
Matteo Salvini e Giovanni Toti al Papeete di Milano Marittima (Foto da Facebook di Giovanni Toti)

Attraverso un’analisi dei dati pubblicati dal ministero delle Infrastrutture e dai bilanci delle Camere di commercio emerge una discrepanza tra ciò che gli stabilimenti pagano allo Stato e quanto invece fatturano.

Ad esempio l’Augustus Beach Club ha dichiarato un fatturato di 12 milioni con utili di oltre un milione grazie a servizi esclusivi come l’accesso a una piscina, aperitivi in riva al mare e intrattenimento. Tuttavia, la concessione per l’uso dell’area è di soli 18.500 euro all’anno, una cifra notevolmente inferiore rispetto al valore che la struttura genera.

Da nord a sud diversi esempi dimostrano la disparità tra quanto i lidi pagano allo Stato e quanto fatturano. Alcuni di questi, come il Twiga Beach Club di Flavio Briatore e il Papeete Beach frequentato da Matteo Salvini, pagano canoni relativamente bassi rispetto al valore che generano. La situazione si estende anche a località come Capalbio e Viareggio, dimostrando che la disparità nella concessione delle spiagge è un problema diffuso.

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Mentre gli stabilimenti balneari offrono servizi di qualità, pulizia e intrattenimento per i turisti, la questione delle concessioni sottolinea la necessità di riforme e trasparenza nel processo di assegnazione delle spiagge.

La sfida sta nell’equilibrare la tutela dei diritti degli imprenditori con l’obiettivo di garantire un uso equo e accessibile delle spiagge pubbliche. L’Unione Europea sta monitorando da vicino la situazione, il che potrebbe portare a cambiamenti significativi nel sistema di concessioni balneari in futuro.

Foto in evidenza da Instagram @chiaraferragni

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