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Enrico Galiano ci insegna “L’arte di sbagliare alla grande”: un libro necessario

Il motivo per cui "L'arte di sbagliare alla grande" di Enrico Galiano, scrittore e professore, è un racconto contro il mito moderno della perfezione
L'arte di sbagliare alla grande di Enrico Galiano

Al giorno d’oggi in cui l’imperativo è essere “perfetti”, belli, in forma e con tantissimi follower sui social network, non è consentito sbagliare. L’errore anche se c’è deve essere celato, assolutamente non visibile all’occhio altrui.

Capita di scorrere un profilo Instagram di un nostro conoscente o personaggio noto e si cerca disperatamente qualcosa che lo renda umano. Ma l’errore non è contemplato eppure deve esserci. E noi continuiamo a sentirci goffi e infelici perché quel vip o semplicemente una persona che conosciamo vive una vita apparentemente perfetta.

Con il suo “L’arte di sbagliare alla grande” Enrico Galiano ci insegna invece che proprio dagli errori nascono le vite più favolose e le avventure più incredibili, abbattendo ogni cliché di perfezione e qualsiasi pretesa offerta dal mondo patinato contemporaneo.

Enrico Galiano
Enrico Galiano

Un libro scritto in poco meno di una settimana che potrebbe essere letto in un attimo. Invece bisognerebbe goderne pagina dopo pagina con calma assaporando le vicende personali dell’autore e professore mescolate con episodi dei suoi allievi e scoprirne la magia. Enrico Galiano abbatte proprio il mito odierno della perfezione e ci porta a ridere di quello di cui più ci vergogniamo.

Perché è proprio sbagliando e rialzandosi dalle cadute più rovinose che siamo portati a essere davvero noi stessi non accontentandoci di comode vie d’uscita e non perseguendo una strada non nostra. Alla fine quel sogno così impossibile potrebbe invece rivelarsi alla nostra portata anche se le cicatrici restano. Adesso però, se ci voltiamo alle spalle, possiamo ascoltarci mentre inaspettatamente ne ridiamo.

“Le persone più sveglie che conosco sognano di continuo. Le persone più sane che conosco fanno cose assurde, avventate, senza senso. Le più intelligenti parlano che le capiscono anche i bambini, le più forti è un sussurro la loro voce, e le più serie ridono, ridono sempre. Le più giuste hanno fatto errori che non si aggiustano, e le più vive, le più vive, sono morte tante volte: e ogni volta, poi, di nuovo, di nuovo sono nate”.

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